TEST – SUZUKI JIMNY 1.5 5MT
Sono passati vent’anni da quando la terza generazione fece il suo debutto e la JIMNY, il fuoristrada “Puro” più compatto del mondo, si è ora evoluta nella sua ultima generazione, la quarta in 50 anni di storia. E va in controtendenza proponendo, sulla base di un telaio e di una meccanica già collaudati (comunque aggiornati e corretti), una carrozzeria più larga e decisamente squadrata che assicura diversi vantaggi.
La nuova Jimny rappresenta un buon passo avanti: tutti i punti deboli della pur valida serie precedente sono stati eliminati, ottenendo così una vettura completa e versatile proposta ad un giusto prezzo.
Il telaio a longheroni è lo stesso della serie precedente, però rivisto in vari attacchi e arricchito di due traverse, anteriore e posteriore, e di una traversa a X centrale che assicurano maggiore robustezza. In effetti il telaio precedente si deformava un po’ troppo nelle collisioni.
Lo schema sospensivo e i ponti rigidi sono praticamente gli stessi della precedente Jimny, mentre lo sterzo è stato dotato di un ammortizzatore (che ha risolto i problemi delle vibrazioni del volante tipici della precedente Jimny) e della servoassistenza elettrica.
Invariati sia il cambio manuale a 5 marce che il ripartitore-riduttore, che però è tornato ad avere il più affidabile comando a leva per l’inserimento della trazione 4×4 (che può avvenire anche in movimento) e delle marce ridotte.
La trasmissione automatica a 4 marce, invece, è stata riprogettata per garantire minori attriti e migliori consumi.
I differenziali sono liberi. Al posteriore non è previsto un autobloccante neanche come optional, perché la sua funzione è assolta egregiamente dal controllo elettronico della trazione.
Anche l’impianto frenante è rimasto inalterato, purtroppo con gli obsoleti tamburi al posteriore.
Inedito l’unico motore disponibile, un benzina di 1,5 litri aspirato con fasatura variabile, che sviluppa 102 cavalli a 6.000 giri e una coppia massima di 130 Nm a 4.000 giri. Nonostante la maggiore cilindrata, è più compatto e più leggero del precedente 1,3.
I pneumatici sono più alti e stretti rispetto a prima ed hanno fatto guadagnare un paio di centimetri di altezza da terra.
Le dimensioni della vettura sono rimaste praticamente invariate: la nuova Jimny è lunga 3,65 metri inclusa la ruota di scorta, larga 1,65 metri e alta 1,73 metri. La forma squadrata della scocca, però, ha aumentato la spaziosità dell’abitacolo, che ora presenta una buona abitabilità, ed ha migliorato la percezione degli ingombri.
Nella parte posteriore, i gruppi ottici incassati nel paraurti hanno contribuito ad ampliare l’apertura del portellone posteriore. L’ampio angolo di attacco di 37°, quello di dosso di 28° e l’angolo di uscita di 49° contribuiscono alla notevole agilità della Jimny in fuoristrada.
L’abitacolo è essenziale e pratico. Il quadro strumenti, racchiuso in blocchi quadrati (una forma che richiama quella della storica Samurai), è sempre illuminato per essere costantemente leggibile. Per un funzionamento più intuitivo del sistema audio sono di serie un display touch da 7” multimediale, il Bluetooth e la connettività multistandard (Carplay, Android auto, Mirror Link).
Approviamo la scelta di ridurre al minimo (quasi a zero) lo spazio di carico posteriore arretrando i sedili posteriori in favore di un più ampio spazio per le gambe dei passeggeri posteriori: ora dietro siedono abbastanza comode persone anche di alta statura. Se occorre spazio per caricare si possono abbassare i sedili creando un volume di 377 litri, 53 in più della precedente Jimny.
Rispetto a prima, poi, è cresciuto notevolmente il livello di tecnologia: inclusi nel prezzo ci sono diversi sistemi di assistenza alla guida, i fari a LED, il climatizzatore automatico.
Jimny è dotata di serie anche di Hill Hold Control, Hill Descent Control, ESP, Sistema d’assorbimento impatto TECT, monitoraggio pressione pneumatici, 6 airbag, aree di assorbimento urto pedone. Jimny viene proposta in un unico allestimento dove tutto è di serie: la versione con cambio manuale costa 22.500 euro, l’automatica 24.500 euro. L’unico sovrapprezzo, di 400 euro, è richiesto per le tre tinte di carrozzeria Bicolor (caratterizzate dal tetto nero).
E ora avviamo il motore e vediamo il comportamento dinamico di questa nuova Suzukina.
Il motore è davvero un’altra storia rispetto al vecchio 1.3. Infatti vanta una buona coppia già intorno ai 2.000 giri ed è il primo benzina della Jimny a soddisfare le aspettative anche di chi predilige una guida sportiva, avvicinandosi al comportamento del vecchio turbodiesel. Grazie anche alla rapportatura corta del cambio, peraltro spaziata in modo regolare, questo 1.5 regala un rapido spunto da fermo e una buona accelerazione (lo 0-100 è coperto in 12,4 secondi). L’elasticità del motore consente discrete riprese anche in quinta marcia, sicché neanche i sorpassi mettono più pensiero. La spinta si fa forte dai 4.200 giri fino ai 5.000 – arco dove il 1.5 dà il meglio di sé -, resta elevata dai 5.000 ai 6.000 giri poi, inevitabilmente, cala un po’ per arrivare ai 6.500 giri, la soglia del limitatore. Peccato che gli inserimenti delle marce siano contrastati. Relativamente buoni i consumi: in media si percorrono 12,5 km con un litro.
Su strada la nuova Jimny è molto facile e gradevole da guidare. L’assetto ha una taratura di media rigidità che garantisce un buon assorbimento delle asperità del fondo e mantiene la vettura stabile: il rollìo in curva resta sempre entro limiti più che accettabili. I pneumatici alti in curva originano un leggero sottosterzo facilmente controllabile. Le cose cambiano un po’ quando si marcia a medie velocità sul misto: il sottosterzo diventa più marcato, le sospensioni posteriori (meno frenate delle anteriori) danno origine a leggeri ondeggiamenti del corpo vettura e il controllo elettronico della stabilità si fa un po’ invadente, intervenendo spesso con tagli di potenza, anche se indubbiamente a vantaggio della sicurezza. Inoltre c’è da dire che, verso i 120 km/h, la rumorosità del motore e i fruscìi aerodinamici si fanno evidenti, limitando il confort di marcia che comunque resta complessivamente molto buono. La velocità massima è di poco superiore ai 160 km/h, e si raggiunge agevolmente.
La maneggevolezza è uno dei punti di forza della nuova Jimny: lo sterzo è sufficientemente pronto e preciso per il tipo di vettura, ma soprattutto vanta un diametro di volta molto contenuto; inoltre il nuovo servosterzo elettrico è fantastico: morbido come un City fino a 40 km/h, poi si indurisce mantenendo costante a tutti i regimi la giusta sensibilità.
Buono il giudizio sull’impianto frenante, nonostante i tamburi posteriori: la resiste
nza alla fatica è ottima, gli spazi di arresto non sono cortissimi ma ci si abitua. Ottima la taratura dell’ABS, che in fuoristrada non allunga la frenata.
Fuori dell’asfalto la nuova Jimny si rivela divertente come poche altre 4×4. Compatta e leggera, si dimostra agile tanto sul veloce quanto sul tecnico. Il motore e la guidabilità della Jimny permetterebbero di viaggiare anche a velocità da gara con le 4 ruote motrici inserite e le marce normali, ma un paio di aspetti portano a limitare le velleità dei guidatori più sportivi. Uno è l’assetto posteriore: infatti la posizione centrale di molle e ammortizzatori del retrotreno, che porta a limitare l’efficienza degli ammortizzatori stessi sia in compressione che in estensione, rende il posteriore meno stabile dell’anteriore, originando peraltro un comportamento sovrasterzante. L’altro è l’intervento del fin troppo solerte controllo di stabilità, che si può escludere solo fino a 30 km/h (dopodiché si riattiva automaticamente). Il controllo di stabilità, però, viene escluso quando si inseriscono le marce ridotte, per cui su sterrati stretti si può andare forte solo con le marce ridotte inserite, che permettono comunque di tenere andature di tutto rispetto (in quinta ridotta si raggiungono i 100 km/h).
La Jimny si trova perfettamente a suo agio anche nel fuoristrada trialistico, dove fa valere gli ottimi angoli caratteristici e la buona escursione delle sospensioni. La motricità è molto elevata grazie soprattutto alle superiori prestazioni del motore e al controllo della trazione, che lavora anche meglio di prima grazie proprio alla maggiore coppia motrice disponibile. Il controllo della trazione funziona dolcemente, senza strappi, e in modo continuo, permettendo di avanzare su fondi a scarsa aderenza anche con i pneumatici stradali. D’altra parte la notevole lunghezza delle marce ridotte penalizza il comportamento nei passaggi estremi, dove diventa necessario dare e togliere gas con perizia e precisione.
In sintesi, la nuova Jimny è un gran bel giocattolo; una simpatica city car che fuori dell’asfalto è capace di tirar fuori la grinta di una piccola macchina da rally e nel fuoristrada trialistico si arrampica come una capretta. In una vettura che tecnologicamente è al passo con i tempi, insomma, la tradizione di Suzuki nell’off road è stata ampiamente rispettata, compiendo un passo in avanti. E questa è merce davvero rara nel mercato automobilistico attuale.
Testo di – Francesco Fatichenti
Tester – Giancarlo Tiberi
Video Editor – Antonio Papalia
Foto di – ©Matteo Marinelli – ©Scilla Nascimbene – ©Francesco Fatichenti
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