Quando l’amore brucia l’asfalto.
Non sono emotiva, non lo sono mai stata. Diciamo che vengo lusingata dal fascino di emozioni riflesse. Ho uno sguardo naïf e in me risiedono tante anime. Riesco a essere all’avanguardia, seppure postmoderna. Sono come una trama impossibile da render conto, lunga, complessa e incline
a numerose divagazioni. Come quei romanzi in stile Pynchon che sai quando inizi, ma infine ti chiederai se l’hai veramente compreso, con lo spericolato desiderio di andare al prossimo e una mezza speranza nello sguardo di domarlo.
Io sono la ragazza dai capelli rosso fiamma.
Sono la Ferrari 308.
Dovresti avere un QI minimo di 100 e impiegare non più di 6,1 secondi per capirmi. Sono unica, la ragazza dal sangue caldo, col cuore da 6.7 cilindri. Il sole tramonta per la quattordicimilaseicentesima volta da quando sono nata. Mi accendo come il fuoco in inverno e resisterò ancora domani, quando tutto si sarà consumato, tranne la mia eleganza. Sono la figlia di
Giunone, la bellezza senza tempo. E la mia incandescente voce da 8 cilindri a V si ripercuote nel cielo liquido, tra le bizzarre forme delle nuvole. Parlami se vuoi, ma delicatamente, come la voce di Brian Molko quando intona Broken Promise
Aspetterò il mio turno
Per strapparti dentro
Ti guardo bruciare
Aspetterò il mio turno
Impossibile conquistarmi, tu piangerai per me, palpiterai per me, come tutti, ma ricorda “Chi desidera per sé la più bella tra le donne, prima di ogni cosa, valente e saggio, si circondi di armi!”, come recita ragionevolmente il Faust.
Sono la Ferrari 308. Perfetta, senza difetti. Eternamente in forma con i miei soli 1090 chili. Scorre il fuoco nei miei 255 cv. Come nel 1980 quando lasciai tutti a bocca aperta nella 24 Ore di Daytona, io sono da record.
Non provo delusione né tantomeno rammarico ma una volta che mi accendi il tuo corpo vibrerà dentro e fuori. Come l’amore di quel Gilles lì, con me, fino al suo ultimo ardimentoso respiro. Le mie numerose vite. Per un periodo sono stata la star protagonista di un telefilm d’azione.
Interpretavo la mia versione GTS e un uomo con i baffi rassicuranti mi tirava sempre verso inseguimenti a fil d’asfalto. La sera ero stanca e ammaccata ma compiaciuta.
Ovunque, bellezza. Sono stata in ogni posto, giro per il globo da oltre quarant’anni. Ho visto ombre smilze e bandidos tra le afose strade di Harlem. Ho visto operai sudati con le camicie a maniche corte incollate sul petto al porto di Los Angeles durante i miei viaggi per mare. Ho attraversato a 140 orari il ponte sul fiume Neva, a San Pietroburgo. Ho goduto la brezza oceanica vicino la Torre de Belém sulle malinconiche coste della decadente Lisbona.
Sai, mi hanno dedicato canzoni. Come quel tale con gli occhiali scuri e la coda di cavallo, che intonava dal suo pianoforte “la donna in rosso, come il buon vino sta andando dritta alla testa”.
Che fai, ridi di me?
Appena ti sdraierai sul mio sedile, assaggerai la pelle e diventeremo una cosa sola tu, non riderai più.
Tu, che non puoi darmi niente che io non abbia già avuto.
Io sono metafisica, come la pittura di De Chirico.
Sono la mela rossa su quell’albero lì, quella che non si può. E non a caso cito la Genesi, perché è indiscutibile che io sia una religione che unisce i popoli di tutto il mondo. Beh, a pensarci, forse un difetto ce l’ho. Ma la mia vanità più che un peccato è quel rosa che si accende sul viso del bambino nell’imbarazzo di un momento.
Sono così, sono passionale e come diceva quel sognatore di mio padre “Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere”.
Io sono la Ferrari 308 e ora, bellezza, è arrivato il momento di bruciare la strada.
Testo di: Gianluca Vittori
Foto: ©Matteo Marinelli – ©Scilla Nascimbene
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