Nella mente di un genio seriale.
THE ABARTH STORY
La storia ci insegna che in tutte le epoche sono esistite persone uniche. Che hanno raggiunto la fama in un determinato campo e si sono meritate l’appellativo di “genio”. Andando ad approfondire queste storie di individui che piegano la realtà a loro favore per il bene di tanti, non possiamo trascurare le abbondanti dosi di sfiga che solcano la vita di questi personaggi.
La prima modifica a 10 anni
Per capire ed entrare in questo racconto bisogna tornare indietro al 1918 a Vienna. Mentre l’impero Austro-Ungarico crollava sotto l’iniziativa del fronte italiano, il decenne Karl Abarth aveva già iniziato a competere in gare di velocità a bordo di un monopattino. L’inventiva del bambino era un fiume in piena.
Essendo tra i più piccoli della compagnia, ma già molto competitivo, decise di utilizzare la sua cinta di cuoio come copertura delle ruote del monopattino per avere più aderenza e vincere, battendo e lasciando increduli i ragazzi più grandi.
La vittoria non era per il piccolo Karl un’opzione, ma ciò che più di ogni altra cosa dava un indirizzo al suo genio, ovvero quello di una mente brillante che ha il dono di perseverare.
La prima creazione Abarth
A sedici anni Karl Abarth entra a far parte delle officine della Castagna & C. Nei loro laboratori acquisisce competenza nelle meccaniche di precisione e sviluppa una formazione nel campo motoristico. A soli vent’anni, con l’ulteriore esperienza nella scuderia Motor Thun, riesce a mettere a punto il suo primo telaio motociclistico. Inizia così a delinearsi un curriculum vitae che non finirà di aggiornarsi fino alla data della sua morte.
La sua abilità come pilota lo porta quasi per caso alle gare motociclistiche. In pista ottiene fin dagli esordi i tempi migliori, tanto che la sua crescita come pilota viene notata dagli esperti colleghi che da subito vedono in lui una crescente minaccia. Questo clima di ostracismo che culmina con un – seppure mai dimostrato -, sabotaggio della sua moto, lo porta a lasciare la Thun.
Il giovane non si perde d’animo e nel 1929 acquista una Grindlay-Peerless usata, con il proposito di modificarla. L’obiettivo di renderla leggera e adatta alla pista presto porta i suoi frutti e gli apre la strada, dopo solo pochi mesi, alla sua prima vittoria. Da questa esperienza nasce la prima motocicletta marchiata Abarth con motore monocilindrico a 2 tempi raffreddato ad acqua da 2 radiatori.
La prima sfiga
Nel 1930 Abarth è coinvolto in un grave incidente che gli provoca un danno permanente a un ginochio e lo costringe a un lungo periodo di convalescenza. Ma, come detto prima, la sua mente è un fiume difficile da
arginare. Spende il tempo in riabilitazione progettando e realizzando un nuovo tipo di marmitta.
Purtroppo la commissione medico-sportivo gli proibisce di tornare alle gare motociclistiche. Anche stavolta non si perde d’animo ed esordisce nelle gare in sidecar. Seppure deve fare i conti con un’importante percentuale di invalidità torna a far parlare di sé. La sua fama subisce gli effetti di un risorgimento con la sfida di velocità lanciata all’Orient-Express, il treno che collegava Parigi a Istanbul (allora Costantinopoli).
Resta il problema della sua invalidità che riesce parzialmente a risolvere con un’ulteriore invenzione che gli permette di continuare a partecipare alle gare tra sidecar. La fantasia inventiva che non lo abbandona mai partorisce un sistema a leva che permette alla terza ruota del sidecar di inclinarsi, rendendolo più veloce. Questo sistema, oltre a ridurre il suo problema, gli concede la vittoria in quasi la totalità delle competizioni
a cui partecipava.
La seconda sfiga
Il 1939 è l’anno in cui Abarth è costretto ad appendere al chiodo la carriera di pilota a causa di un secondo grave incidente. È soprattutto l’anno che vede il crescente coinvolgimento del nazismo e il fascimo sul palcoscenico politico e l’imminente scoppio del prossimo conflitto mondiale. In questi anni Karl vive a Lubiana e lavora per qualche tempo in una fabbrica di gassogeni, in attesa di tempi migliori.
Sono passati 27 anni dalla “scintilla del monopattino”, la sua mente in questo momento è come un tesoro inabissato.
Nei giorni a Lubiana si fa strada in lui l’idea di raggiungere suo padre a Merano. Abarth Sr. gestisce un albergo e più volte ha provato a coinvolgere il figlio nell’attività familiare. Nel 1945 Karl riesce a entrare in Italia, ma continua a non avere alcuna intenzione di diventare un albergatore. Si trova di nuovo senza niente, costretto a ripartire da zero.
La nascita dello scorpione
Finalmente giunge l’opportunità di lavoro che gli cambia la vita, seppure sottoforma di fallimento aziendale. Ferry Porsche lo contatta e arruola per lavorare all’ambizioso progetto Cisitalia. Questo gli consente di entrare in contatto con alcune tra le maggiori personalità del mondo automobilistico. Anche se dopo un paio di anni il progetto Cisitalia fallisce, riceve come liquidazione vetture, ricambi e materiale vario derivante dalle sperimentazioni aziendali. Nella sua liquidazione trova il segreto della sua prossima fortuna.
Il tesoro riemerge prepotente dagli abissi marini
Nel 1949 il quarantenne Karl, naturalizzato italiano e ormai ribattezzato Carlo, apre la Abarth & C. e mette su una scuderia di piloti, tra i quali Nuvolari, Cortese e Bonetto. Le vetture lasciategli dalla Cisitalia rappresentano lo strumento per gareggiare e far crescere la fama della Abarth. Gli affari vanno bene da subito e il genio di Carlo finalmente è libero di esprimere al massimo le sue potenzialità.
L’idea di diversificare la sua officina si rivela immediatamente vincente. Un’area si sarebbe occupata delle competizioni e un’altra delle nuove creazioni meccaniche. Nasce così il primo kit di elaborazione messo inizialmente a disposizione per la “topolino”. Il kit permette di rendere la propria auto più potente e veloce. Siamo agli inizi degli anni ’50 e la velocità è un po’ come uno sconosciuto che bussa alla porta.
Un forziere aperto ricco di tesori al suo interno sprigiona un grande carisma e catalizza l’interesse del pubblico. La scuderia Abarth diventa la rockstar di riferimento per l’industria dell’automobilismo che vive in quegli anni la sua esplosione.
Nasce così l’invenzione legata agli impianti di scarico delle auto che consacra defitivamente la Abarth che assume le sembianze di una divinità nel mondo delle motorizzazioni.
Le marmitte elaborate Abarth consentono un sound più potente e un’importante miglioramento delle prestazioni del veicolo. Lo scorpione diventa sinonimo di garanzia per gli appassionati di auto e di racing.
Dalle marmitte alla creazione della prima auto
Sono trascorsi 6 anni dall’apertura della sua azienda e Carlo Abarth sente il bisogno di alzare l’asticella. Il successo dopotutto è la costante ricerca di ciò che viene dopo. La rielaborazione delle auto assume per lui un ruolo primario e i contorni di un mondo da conquistare. Meglio ancora se in breve tempo. Il destino lo accontenta, così dopo aver rielaborato la piccola Fiat 600 e averla trasformata nella sportiva “750 GT” ottiene immediatamente un’auto infrangi-record.
Tre anni dopo esce la prima 500 Abarth con scarico e carburatori Weber. Carlo Abarth è al massimo della fama e del successo. Una sorta di re nel campo delle competizioni di auto di piccola cilindrata, spinte al limite dal crescente interesse dei piloti dell’epoca, tutti desiderosi di cimentarsi in queste competizioni.
I modelli di auto Fiat (e non solo) coinvolte e perfezionate dalle tenaglie dello scorpione sono diverse e per contare i successi in gara ci vorrebbero migliaia di dita.
Carlo (Karl) Abarth non muore nel 1979, viene semplicemente rielaborato sotto forma di spirito con indosso una t-shirt. E svolazza tutt’ora sugli stabilimenti FCA in attesa della prima 500 Abarth elettrica. Sulla t-shirt c’è una scritta. Dice “C’è gusto ad umiliare, con una modesta utilitaria, vetture di classe e prezzo superiori.”.
Ora è il momento per me di andare online, perché una t-shirt così la voglio anche io.
Testo di: Gianluca Vittori
Foto: ©Matteo Marinelli – ©Scilla Nascimbene
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