Dayafter

Un talismano per domarli tutti.

La nascita del Quadrifoglio

Diciamo che la superstizione non gode di buona fama. Tornando indietro nei secoli veniva associata a credenze popolari, culti satanici, o comunque a un pubblico istruito poco o niente.
Persone che potevano essere controllate dai poteri più forti, religiosi o politici, proprio attraverso questo fenomeno.

Oggi nell’era di google la superstizione è ormai intesa come il restare legati ad alcuni gesti scaramantici quotidiani, atti a scacciare le nostre “streghe” personali. Ognuno di noi ci fa i conti almeno una volta nella vita. Scendere dal letto con il piede destro piuttosto che il sinistro. Portare un paio di jeans fino all’autodistruzione del tessuto. Sedersi in un determinato posto, pensando che questo contribuisca a far vincere la squadra del cuore. Evitare una determinata persona perché si pensa non porti bene. Rituali
accompagnati da piccoli gesti. Riti domestici per allontanare e tenere lontano il cattivo karma.

Tutti noi, seppure straordinariamente emancipati, evoluti e con una visione cosmopolita, in qualche modo non riusciamo a staccarci da questo legame. A cestinare secoli di cultura popolare. Forse perché credere in qualcosa per combattere la “malasorte” ci rende meno insicuri e, indubbiamente, più audaci nel perseguire i nostri obiettivi.

Questa sorta di effetto placebo consente nel 1923 a Ugo Sivocci, eterno secondo, di vincere la prima storica Targa Florio. Proprio in questa speciale occasione debutta, sull’Alfa Romeo RL guidata dal pilota, il simbolo di un quadrifoglio.

La storia, che gli appassionati di Alfa Romeo conoscono bene, ci riporta a una delle più temute credenze popolari. Un talismano che non solo tiene lontano il male, ma che addirittura, se mancante, provoca conseguenze estreme, fino alla morte stessa.

Ugo Sivocci aveva la propria dottrina esoterica da tenere il più possibile segreta o al massimo da condividere con pochissimi fidati individui. Per non disperderne il valore intrenseco.

Il giorno della gara la sua auto si presenta, lunga come un siluro, poggiata sulle quattro ruote a raggi, con il tubo di scarico che dal motore striscia lungo il fianco dell’auto fino al sedile del pilota. Sul cofano per la
prima volta appare il talismano portafortuna, un quadrifoglio verde all’interno di un rombo bianco, fatto disegnare dallo stesso Sivocci.

In questa occasione l’Alfa Romeo presenta in gara altri quattro piloti della scuderia: Ascari, Campari e Masetti, tutti a bordo delle RL, oltre a Enzo Ferrari a bordo di una ES. La gara è combattuta e il percorso pieno di insidie. Qualcuno rompe l’assale posteriore, qualcun’altro fora una gomma che ne rallenta la prestazione. Dopo una fenomenale rincorsa Ascari è terzo. Sivocci, a bordo della sua vettura con il numero 13, consegna il primo trofeo della storia in una competizione Targa Florio alla sua scuderia.

Nello stesso anno, qualche mese più tardi, Sivocci perde tragicamente la vita in un incidente all’interno dell’Autodromo di Monza, durante le prove del Gran Premio d’Europa, a bordo di una “P1”, contrassegnata con il numero 17. Il caso vuole che sulla vettura in questione, per motivi a oggi sconosciuti, il pilota salernitano non riesca a far disegnare il suo portafortuna.

Da questo momento il numero 17 viene bandito da tutte le competizioni automobilistiche italiane e, allo stesso tempo, nasce il mito delle Quadrifoglio.

Negli anni a venire l’Alfa Romeo trionfa in numerose competizioni e il nome della scuderia diviene famoso in tutto il mondo. Le sue sportive, nonostante non siano mai state date disposizioni ufficiali, vengono decorate con il quadrifoglio verde all’interno di un triangolo bianco che sostituisce il rombo. La “punta” in meno dovrebbe rappresentare un omaggio alla scomparsa prematura del pilota.

Dunque un quadrifoglio ha il potere di far vincere o addirittura di portare alla morte se mancante? In realtà oggi la psicologia ha ampiamente dimostrato che il valore intrinseco dei “portafortuna” non è nel “portafortuna” in sé, ma nel fatto di credere che lo sia. Insomma, è il nostro atteggiamento mentale a fare la differenza e a determinare le cosiddette “profezie autoavveranti”.

In altre parole, se utilizziamo un simbolo in cui crediamo, ci mettiamo inconsciamente in un atteggiamento positivo che ci fa effettivamente ottenere con maggiore probabilità un esito favorevole.

Oggi resta un interrogativo. Se Sivocci avesse avuto il quadrifoglio verde sulla P1, avrebbe domato la morte così come aveva domato i suoi inseguitori durante la grande vittoria nella Targa Florio? Non lo sapremo mai. La cosa certa è che, con l’idea del talismano dello sciagurato pilota, il Quadrifoglio del Biscione, con auto come la Giulia GT e la Stelvio, simboleggia alcune tra le vetture tecnicamente più competitive dell’era moderna.

Testo di: Gianluca Vittori

Foto: ©Matteo Marinelli – ©Scilla Nascimbene

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