SKOPJE – MACEDONIA DEL NORD
LA LAS VEGAS D’EUROPA
Questo reportage nasce da un recente viaggio di lavoro in Macedonia, prima ex Jugoslavia, poi Repubblica di Macedonia, attualmente Macedonia del Nord, ufficialmente Repubblica della Macedonia del Nord. In pratica un luogo che ha avuto più nomi di Apollo Creed in Rocky 4.
Skopje presenta alcune importanti mescolanze architettoniche che rendono la città un corpo con due anime opposte tra loro. La “città antica” a nord, salvatasi dal terremoto del 1963 e la “città nuova” a sud, ricostruita grazie agli ingenti capitali stanziati, che rendono il centro un coacervo di decisioni architettoniche.
RESPIRARE SKOPJE
Camminando per il centro, impossibile non notare gli skyline moderni che convivono con ricostruzioni di elementi storici, disordinatamente inseriti nel contesto, a volte copiati da altre culture europee. Una sorta di confusione stilistica e idee balzane, come quella di spendere mezzo milione di euro per installare palme lungo il fiume Vardar, la cui breve vita è dipesa da un clima particolarmente rigido. Stravagante è stata anche la scelta di erigere centinaia di statue, considerando che i personaggi storici macedoni sono molto pochi. Lo stesso Alessandro Magno, al quale è stata eretta una statua a cavallo nel centro della città, viene conteso con i Greci, nella trentennale disputa culturale nata con l’indipendenza dello stato dell’ex Jugoslavia del 1991.
Questa ricostruzione frenetica post terremoto ha raggiunto il picco di eccentricità con l’inserimento di elementi che nulla hanno a che vedere con la cultura ellenica. Nella piazza centrale ci si può imbattere nella raffigurazione del toro di Wall Street per esempio. O la Porta di Macedonia, molto simile all’Arco di Trionfo parigino, a pochi passi da dove si trovava la casa di Madre Teresa di Calcutta, andata totalmente distrutta nel terremoto. O ancora gli autobus rossi che richiamano i famosi bus londinesi.
Questo improbabile stile barocco-neoclassico ha lentamente colonizzato la zona centrale. Ci troviamo lungo le rive del fiume Vardar e a sud dello storico “Ponte di pietra“, uno dei monumenti storici più importanti della città, che collega l’oriente con l’occidente.
Il “vecchio Bazar” è rimasto un mondo a parte, con le sue stradine pedonali piene di negozi di ogni tipo, i ristoranti di cucina locale e la voce del muezzin che per cinque volte al giorno richiama gli islamici all’obbligo di preghiera. Oggi viene considerata l’unica parte autentica ancora visitabile dell’antica città.
UN VIAGGIO NEL TEMPO
Abbiamo attraversato le grandi piazze maestose e le casette diroccate, dove ricchezza e povertà si sovrappongono in un montaggio frenetico tra passato e futuro.
Per quelli della mia generazione è forte la sensazione di tornare indietro nel tempo. Quando in Italia negli anni ’90 si poteva passare una giornata con qualche mille lire in tasca. Skopje mantiene, nonostante la spaccatura tra i vecchi palazzi malconci e il lusso sfrenato, uno stile di vita economico.
Skopje è come un largo cappello sotto cui convive un importante pluralismo religioso. In questo melting pot formato da musulmani, da una maggioranza cristiana ortodossa e una minoranza di cattolici romani ed ebrei, ognuno ha potuto mantenere intatta la propria identità culturale con estremo rispetto per le altre. Mentre in Italia continuiamo a vederci come un padrone di casa stufo delle abitudini rumorose del proprio ospite. Siamo più inclini a rimarcare le differenze culturali piuttosto che abbracciarle.
Skopje rappresenta, nonostante questa sorta di equivoco urbano, una capitale europea da visitare, grazie a un patrimonio culturale unico. Consigliamo di visitare il quartiere del vecchio Bazar, risparmiato dal terremoto, con la moschea ottomana di Mustafà Pascià, la Fortezza, le grandi Piazze e Musei.
Skopje è stata ribattezzata da una parte dei suoi abitanti la Las Vegas d’Europa e non per il gioco d’azzardo, ma per l’azzardo di introdurre diversi stili occidentali nella propria cultura macedone, ammirata in tutto il mondo per la grande eredità artistica, architettonica e musicale.
Testo: Gianluca Vittori
Foto: ©Matteo Marinelli
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